Tra l'alpe di Naccio e il Pizzo Leone, a circa 1600 m s.l.m., si trovano bellissimi prati secchi, ambienti estremamente ricchi di specie, l’inventario dei prati e pascoli secchi d’importanza nazionale costituisce un notevole passo avanti nell’impegno della Confederazione per tutelare gli habitat d’importanza nazionale particolarmente meritevoli di protezione.
I prati secchi d'importanza nazionale, si trovano presso una zona ripida, caratterizzata in parte da un settore roccioso posto al centro, l’area è attraversata da due sentieri, uno in alto, l'altro in basso. Un terreno molto soleggiato e habitat di innumerevoli specie di piante e animali.
Sul nostro territorio elvetico dalla fine del 19° secolo è scomparso circa il 90% dei prati e pascoli secchi, oggi oltre il 40% di tutte le specie vegetali e il 50% di tutte le specie animali la sopravvivenza è legata alla presenza degli ambienti secchi che figurano nelle liste rosse nazionali.
L’ufficio cantonale della natura e del paesaggio ha iniziato nel 2016 il recupero dei prati secchi d’importanza nazionale con interventi affidati alla squadra Naturnetz Ticino per lo sfalcio della felce aquilina nella zona Pizzo Leone con l'obiettivo di ripristinarne e mantenerne i valori naturalistici.
In Ticino la maggior parte dei prati sono contraddistinti per la presenza invadente della felce aquilina che si manifesta spesso dominante e con un'influenza sulla fisionomia dell'ambiente, riducendo in modo preponderante il valore naturalistico dell’ambiente. Con la conseguenza di mettere in pericolo il fragile equilibrio della biodiversità, in generale, ed in particolare la festucca pannocchiuta (Festuca paniculata).
https://www.infoflora.ch/it/flora/festuca-paniculata.html
La diffusione della felce aquilina rappresenta un grave problema per i pascoli. La felce aquilina (Pteridium aquilinum) non solo è fortemente tossica (anche per i ruminanti) ma è anche cancerogena (contiene in quantità elevate un sequiterpene cancerogeno: il Ptaquiloside). Dotata di grande capacità di diffusione (il rizoma, molto profondo, ha grande capacità di riproduzione vegetativa ed è difficilmente estirpabile) è evitata quasi del tutto dagli animali perché non solo tossica ma anche molto coriacea (tranne negli stadi primaverili) ed è anche in grado di inibire anche la crescita di altre piante.
L’UPN segnale che secondo la letteratura i risultati positivi della lotta alla felce aquilina si osservano non prima di dieci anni dall’applicazione delle misure di lotta.
La area interessata riguarda una superficie totale di circa 5.5 ettari, i lavori di sfalcio e pulizia saranno eseguiti dall’associazione Naturnetz che impiega civilisti nell’ambito delkla protezione della natura.
Un particolare ecosistema d’importanza nazionale strettamente legato al mondo della pastorizia di montagna.
Fonte: “E se fosse lo zebù nano la soluzione?” autore Andrea Arrigoni. Agricoltore Ticinese / Attività regionale / numero 19 / 13.05.2022